Il filo di Sofia

Coscienza Pura, di coscienzapura

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view post Posted on 10/6/2015, 16:43
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Riprendiamo il post di Prophete, io che posseggo la verità, per avervi introdotto un argomento filosofico: Coscienza Pura.
Si parlava del dolore, che se usato come un limo, dopo il suo straripamento al rientro benefica sia le sponde che il suo letto.
coscienza ci esporrà l'argomento con concetti raffinati.
Ognuno può introdursi nella discussione e dire la sua.

Edited by perla lunare - 15/1/2016, 09:41
 
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Buona notte guru! :affe:
 
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view post Posted on 10/6/2015, 23:42
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Lidia, riprendendo il discorso sulle analogie tra la filosofia che vado indicando e il pensiero buddhista-taoista, riporto qui un estratto del mio ultimo libro:

"Per quanto invece riguarda il Taoismo [...], lo si può ricondurre a quello stesso di cui si persuade il Buddhismo, in particolare quello di Nagarjuna e quello Zen. Esso sostiene, infatti, che il Tao (cioè la via), essendo (creduto come) la fonte assoluta da cui tutto proviene - una fonte che dimora oltre l'essere e il non-essere, e che quindi dà l'esistenza al Tutto esistente -, non può essere nominato, è ineffabile, è l'assolutamente indefinito, ossia è l'inesprimibile. Dal Tao deriva il Te (tradotto in genere con virtù), ovvero ciò che determina il differire tra le cose, un differire che è lo stesso modo in cui il Tao è in qualche modo manifesto nel mondo terreno".

Ciò detto, è chiaro che il Taoismo (il Buddhismo, ma, poi, tutta la cultura orientale) non intende esplicitamente volgere lo sguardo verso la coscienza pura a cui mi riferisco. L'autentica coscienza del Tutto è infatti la negazione perentoria e assoluta che possa esistere l'assolutamente inesprimibile o ineffabile. Quando parlo di "cerchio infinito di luce" non intendo rivolgermi a qualcosa che se ne stia al di là di ciò che processualmente vediamo ogni giorno, bensì si tratta di capire che ciò che vediamo ogni giorno in movimento non è qualcosa di effimero e di insensato o casuale: è appunto il cerchio infinito di coscienza, lo sguardo eterno che vede già da sempre, in sincronia, tutti gli accadimenti (passati, presenti temporalmente e futuri).

In che modo li vede? In modo diacronico: è il modo ad essere diacronico, ma ciò di cui il modo è tale è essenzialmente sincronico, ossia ciò (albero, pietra, stella, io, tu, ecc.) in cui consistono gli accadimenti non è soltanto un accadimento (un divenire, un processo di nascita e morte), bensì si illumina all'interno di sé stesso (albero, pietra e così via) in quanto uguaglianza assoluta che unisce tali accadimenti.

"Noi" tutti siamo, nell'inconscio più profondo di noi stessi, l'unico "Io" eterno dell'Universo che, in un sentiero finito di modi (dai modi in cui a spiccare è questo modo stesso, cioè il senso stesso del dolore, ossia della contraddizione - poiché si soffre perché è parzialmente assente ciò che in quell'inconscio è pur sempre presente -, ai modi in cui a torreggiare è l'Universo stesso nella sua interezza), osserva sé stesso (ossia vive in eterno, è autenticamente felice, ama tutto sé stesso).

E' il pensiero infinito (lo sguardo eterno, cioè il cerchio infinito di luce) a vedere, sentire e così via, e il fatto che esso veda anche attraverso «l’occhio (dell’uomo o dell’animale o di qualsiasi altro ente individuale)», o che senta anche attraverso «l’orecchio» (e così via per ogni «senso»), ciò non significa che sia «l’occhio», in quanto è una certa differenza del Tutto, ad esser ciò che, in assoluto, vede (infatti vediamo anche nel cosiddetto «sonno», o semplicemente immaginando qualcosa nella propria mente), bensì significa che «l’occhio», «l’orecchio» ed ogni altra differenza del Tutto pensante sono i diversi modi in cui quest’ultimo vede in eterno sé stesso.

"In eterno" significa che tutto ciò che nasce e muore non viene e non ritorna nel nulla assoluto. L'eternità è cioè l'esistenza, la manifestazione stessa di tutto ciò che appare in movimento, giacché il movimento è già da sempre fermo, ossia è sé stesso (esiste, si manifesta, è eterno).
 
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view post Posted on 11/6/2015, 05:28
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E' tutto molto molto bello!!!!!
E' una filosofia nuova, che non si può confutare.
Ti risponderò con piacere!

In futuro mi piacerebbe che tu mi parlassi del contatto con le persone odiose che mi portano tanto malessere.

Edited by perla lunare - 11/6/2015, 17:47
 
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view post Posted on 11/6/2015, 09:55
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CITAZIONE
L'autentica coscienza del Tutto è infatti la negazione perentoria e assoluta che possa esistere l'assolutamente inesprimibile o ineffabile.

E' esprimibile, ma non a parole, solo attraverso la coscienza.

Si, noi siamo l'infinito, fermo nel suo movimento. emoticon

CITAZIONE
giacché il movimento è già da sempre fermo, ossia è sé stesso (esiste, si manifesta, è eterno).

Concetto che capisco, ma non tutti ci possono riuscire, credo!
 
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view post Posted on 11/6/2015, 15:42
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Ciao caro guru, visto che la filosofia è il nostro amore seguiamo tutte le sue strade, ci porterà fortuna. :snorkboeswk6.gif:
 
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view post Posted on 11/6/2015, 17:11
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Allora, le parole sono schegge di ordine strappate al caos.

CITAZIONE
"In eterno" significa che tutto ciò che nasce e muore non viene e non ritorna nel nulla assoluto.

Così potrebbe essere, a credere in questa filosofia della coscienza.
Questo ci può rasserenare? Ci può far sentire leggeri come le piume mentre soffriamo?

Pensi che aiuti questa filosofia?, dimmi come, tu che con le parole ricami pizzi e merletti senza smagliature.

Ti ho fatto molti complimenti affettuosi perchè pensavo fossi un ragazzo a cui sono molto affezionata, ma sono molto felice che sei qui, chiunque tu sia.
Ciao
 
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view post Posted on 12/6/2015, 06:13
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Non posso dare un pugno in cielo se non ci arrivo, ma il cielo l'ho visto ed è entrato in me e nei miei occhi, e quindi lo ricordo e in me c'è ancora. Se ne ho goduto continuerò a goderne.
Io ho una coscienza e pure gli altri, e dato che è vero che le nostre coscienze, anche quella dell'albero che vedo ed entra in me fanno parte del cosmo, dell'infinito, l'infinito ha una coscienza, quella di tutti noi, e sarà eterna perchè l'infinito non può che essere senza fine ed eterno nel tempo.
Non è iniziato in nessun modo, c'è sempre stato, non viene da qualcosa e non va a qualcosa.
Appartengo per questo breve tempo che vivo e per tutto il resto dell'eternità all'eternità stessa.
Mi da gioia questo concetto che mi trasmette nel sempre, e in lui possono decadere, che poi alla fine della mia vita decaderanno comunque tutte le ansie dell'esistere, anche il dolore del perduto che nel concetto cosmico è presente. Il ricordo è un modo per ritrovarsi.
E' proprio vero, le parole sono schegge di ordine strappate al caos. Parole che se anche non ho scritto io sono mie, per ordine di quella trasmissione che le coscienze si danno, le ansie del mal fatto sono solo dei benpensanti.
Certe filosofie sanno di religione.

Edited by perla lunare - 4/3/2019, 14:58
 
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view post Posted on 12/6/2015, 10:33
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Noi siamo la coscienza del mondo, senza di noi il mondo non avrebbe coscienza.
 
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view post Posted on 13/6/2015, 00:08
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Se la parola "odio" intende indicare una situazione in cui si disprezza in assoluto qualcosa o qualcuno, allora l'odio così inteso non può esistere, ci si può soltanto illudere di odiare in tal senso. Nello sguardo infinito della verità dell'Amore (che, scorgendo il vero motivo per il quale si odia, approva questo suo odiarsi, pur sapendo che l'odio, cioè ogni coscienza in quanto corporea, è il carcere dell'anima, cioè della coscienza stessa dell'Amore, ossia dell'Universo intero che ognuno di noi, anche una foglia, è in verità, anche se a dominare è ancora il sogno tenebroso di esser soltanto una tenebra, non cogliendo appunto che al fondo della tenebra si apre già da sempre il Sole infinito del Tutto, che è lo stesso Sole che splende in eterno in tutto ciò che si perde nei colori) l'odio autentico è sempre un parziale disprezzare, e ciò (o colui) che vien disprezzato è sempre un diverso modo (= un diverso colore) in cui l'unico Io (l'unica Luce infinita) assiste al film di sé stesso.

Lidia, hai detto molte cose inesatte, ed è normale, io ho impiegato più di dieci anni per giungere alle conclusioni definitive di cui, a cenni, ti parlo. "Io" (Marco), quando parlo con "te" (Lidia), sto parlando in verità con Me stesso (con l'Infinito che sia "io" che "te" e che ogni altra cosa siamo nella pianura eterna dell'Universo). L'autentico senso delle "vite precedenti-successive", della "incarnazione" e della "reincarnazione" (o "resurrezione") è il senso stesso del "modo diacronico" in cui la sincronia del Tutto è sé stessa dall'eternità e per l'eternità. Nulla va perduto del tuo essere e quindi anche del tuo corpo. Tutta la carne e le ossa rimangono intatte, perché già da sempre lo erano e lo sono ancora: lo sono in eterno.

Quando dico che il dolore (l'orrore, la contraddizione in cui ogni coscienza finita consiste, fermo restando che ogni coscienza siffatta brilla all'interno di sé stessa in quanto coscienza infinita dell'Universo) deve diminuire d'intensità, in corrispondenza dell'intensità sempre crescente della gioia autentica di ognuno, tutto ciò non è una mia proposta, non è una via che io invito a seguire, non è una speranza, è destino, è necessità, è la via che tutti seguiamo che se non tutti lo sappiamo in concreto.

Edited by coscienzapura - 13/6/2015, 01:26
 
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view post Posted on 13/6/2015, 07:39
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Sei molto chiaro ed io ti capisco benissimo, certo non posso risponderti con coerenza perchè qualcosa in me si ribella a volersi annullare nella gioia totale delle coscienze quando vuole sentire solo la sua, anche se assecondando quel concetto si limiterebbero le emotività che tolgono le forze al corpo e al cuore.
Per l'odio:
CITAZIONE
Nello sguardo infinito della verità dell'Amore (che, scorgendo il vero motivo per il quale si odia, approva questo suo odiarsi, pur sapendo che l'odio, cioè ogni coscienza in quanto corporea, è il carcere dell'anima, cioè della coscienza stessa dell'Amore,

L'amore non esclude l'odio, che amore sarebbe altrimenti!
CITAZIONE
l'odio autentico è sempre un parziale disprezzare, e ciò (o colui) che vien disprezzato è sempre un diverso modo (= un diverso colore) in cui l'unico Io (l'unica Luce infinita) assiste al film di sé stesso.

Si, è un diverso modo di sentire, quasi una vendetta, che poi fa male a sè stessi.
Questa notte una signora ha gettato catini d'acqua sul mio piccolo spazio dove seggioline bianche, fiori curati troneggiano. Amo il mio ambietino a l'ho odiata. Poi l'ho sentita urlare istericamente a lungo ed ho pensato alla gelosia tremenda che pervade lei e le altre mie vicine per questo piccolo angolo che mi sono creata. Mi ha preso una compassione tanto grande.
CITAZIONE
dolore (l'orrore, la contraddizione in cui ogni coscienza finita consiste

cioè, esso c'è e trova nascita dove la contraddizione naturale delle coscienze si esprime.

Buddha disse che le nostre vite devono essere come quelle del fiore, che si lascia curvare dal vento, seccare dal sole e non si crea ripari per la natura avversa.
Ma la nostra vita è coscienza.
Disse un proff. della storia delle religioni che in ultima analisi Buddha disse: salvatevi come potete Zittì per decine d'anni, forse si mise sul trono del silenzio.
I grandi che dicono cose grandi per amore delle genti, alla fine non sono del tutti sicuri di aver indicato la strada giusta perchè amano molto e in chi ama c'è sempre il dubbio di avere fatto abbastanza di quello che desidera fare.

Grazie.
 
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view post Posted on 13/6/2015, 17:32
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Questa è la nostra "coscienza" che regaliamo all'universo.

UNIVERSO!!!!!!




Edited by perla lunare - 4/3/2018, 17:24
 
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desidero chiederti una cosa che ho pensato stanotte.
Pensi che il sole abbia coscienza che esiste la luna e tutto il resto, e il contrario, la luna sappia che esistono le stelle? E che esistiamo noi?
Oppure, solo noi sappiamo e vediamo e ci trasfiguriamo in loro?

E' una domanda banale, ma porta alla considerazione che si, noi facciamo parte dell'universo, ma che se anche ogni nostra coscienza non fosse decifrata nell'infinito e non fosse eterna non cambierebbe nulla.

Edited by perla lunare - 14/6/2015, 08:33
 
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view post Posted on 14/6/2015, 08:05
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"L'esistere del mondo è uno stupore infinito, ma nulla è più dell'uomo stupendo(...) La parola, il pensiero come il vento veloce, l'indole civile apprese da solo..". Sofocle, Antigone.

Edited by perla lunare - 29/6/2020, 20:43
 
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Ho postato quì l'ultimo tuo post della precedente discussione perchè non l'ho letto abbastanza. Mi piace tanto, e mi sembra che le mie risposte diminuiscono l'intensità del suo spirito pratico-emozionale.

CITAZIONE (coscienzapura @ 8/6/2015, 00:43) 
Dal risaltare delle parti erranti (del Tutto gioioso dell'Amore) si va verso lo spicco della verità della totalità degli eterni (verso lo spicco, cioè, dell'Amore infinito). La "parte errante" è propriamente l'insieme di ciò che vien detto "dolore", "follia", "malattia", "ignoranza". Paure, rimorsi, costernazioni, travagli, affanni: il dolore autentico è costituito da ogni singolo ente, in quanto è anche un'assenza parziale, un mancare o un venire a mancare. Già solo pensare, in queste nostre situazioni attuali, di aver perduto ciò che appena un secondo fa veniva esperito, e di essere incapaci di prevedere i prossimi attimi di vita, solo questo provoca un immenso e tremendo terrore di fronte a sé stessi; vivere in bilico, illudendosi di non essere la luce infinita dell'Amore e di essere "affidati al caso", è condizione che porta all'esasperazione, rassegnazione, disperazione, ma anche, e con maggior timore, all'angoscia, all'apprensione, all'angustia.

Quando lo spicco del dolore passa, quello è il tempo (ancora molto futuro, fermo restando che ogni tempo è già da sempre in sé stesso, è una luce che brilla in eterno, inalterabile, non scalfibile) in cui ricomincia il cammino di quello spicco, con la differenza essenziale che, essendo decifrati (in tale ricominciare) tutti i segni (cioè le modalità in cui ogni certa vita si distingue parzialmente dalle altre) che nel primo dominio rimangono per lo più indescrivibili, a torreggiare non sono più gli incubi e le atrocità (non è più la carnalità, fisicità), bensì le identità concrete in cui consistono tutti gli enti sempre in luce, i quali, sollevando da terra la loro inviolabile relazione eterna (che in quel primo dominio si lasciava comprimere), son sempre più coscienti che tutto ciò che è stato esperito (nello spicco della volontà di fare, dove il dolore tocca i confini estremi del suo orrendo spettacolo) lo si esperisce da sempre e per sempre (dall'eternità e per l'eternità, in modo però cangiante), con Amore (perché l'Amore è lo stesso Universo come fondamento di ogni esperienza, giacché è l'Amore stesso a sperimentare questa esperienza che stiamo vivendo ed ogni altra, "nella salute e nella malattia": nulla è vissuto senza Amore, perché l'Amore è proprio la necessità eterna di vivere) e per Amore, perché l'Io eterno dell'Universo, salendo sulla propria "scala" finita (da un primo ad un ultimo "gradino"), è, insieme (nel senso più profondo dello "stare insieme"), direzione "escatologica" e "retrospettiva" del proprio sempiterno apparire.

La vera gioia è ogni singolo attimo, ogni esperienza, anche quella più sfuggente; e lo stesso si dica della sofferenza (cioè del sognare, del non-sapere). Ogni coscienza è piena di gioia perché è sé stessa, ed è (anche) sofferente perché è sé stessa in modo instabile, cioè diveniente.

La felicità dell'Amore non è qualcosa che si affacci da un certo momento in poi, escludendo i momenti precedenti: chi si aspetta questo si aspetta il nulla, fa parte cioè del modo in cui il dolore è sovrastante. Si procede verso lo "spicco" dell'Amore (su sé stesso in quanto dolore): l'Amore è già presente, in ogni istante, ed è destinato a crescere d'intensità, sovrastando il dolore che pur appare. Più si ama il Tutto e quindi anche il dolore, e più il dolore vien guardato in faccia, abbassando sempre più, dunque, la sua intensità luminosa.

La morte conduce ad un'altra di quelle vite che ora ci illudiamo siano soltanto "altro" da quella che ognuno vive. "Tu" sei o un passato o un futuro della "mia vita". La mia immagine che appare all'interno della "tua vita" è la traccia che la "mia vita" lascia nella "tua vita", e cioè è la traccia, di un passato o di un futuro, di "un'altra vita" dell'Universo che la "tua vita" è già da sempre, sebbene trionfi ancora il non rendersene conto, credendo che "gli altri" siano "soltanto" altri rispetto a ciò che ognuno chiama "il proprio io". Le differenze che vediamo sono differenze di un'unica coscienza di fondo, una coscienza universale che tutte le differenze sono nell'inconscio più abissale.
 
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