Quest’arcipelago norvegese, 1.227 chilometri quadrati di superficie e oltre 24mila abitanti, si estende a nord est tra le contee di Nordland e Troms. Il territorio è caratterizzato da montagne: la vetta più alta è l’Higravstinden che raggiunge i 1.161 metri. Tutte le alture finiscono a strapiombo sul mare. La costruzione di tunnel e ponti ha permesso di congiungere tutte le principali isole. Data la latitudine, le Lofoten sono interessate dal fenomeno del sole di mezzanotte; non solo, sono considerate un eccellente punto di osservazione per le aurore boreali. Svolvaer – da dove ogni anno transitano circa 200mila turisti – è la città più antica del circolo polare artico: la struttura del centro risale all’epoca dei vichinghi. Nel vicino, stretto, porto naturale di Kabelvag era ubicato il primo insediamento della Norvegia del Nord, Vagar, fondato probabilmente già nel nono secolo.
E il comune di Røst, nella parte sud dell’arcipelago, è gemellato con Sandrigo dal 2001. Nella località vicentina viene importato lo stoccafisso delle Lofoten specialmente in occasione della festa settembrina durante la quale viene proposto il piatto tipico del baccalà alla vicentina. (Marco Fornara)
CI SONO STATA!!!!!
La stessa Svolvaer ospita anche un museo di storia militare, in particolare dedicato alla seconda guerra mondiale: il “Lofoten Krigsminnemuseum”. Presente anche un’esposizione di sculture di ghiaccio. Sempre da questa località, è possibile partire per escursioni di “whale watching”, l’osservazione delle balene e delle orche, e gite in barca dalle parti dello stretto di Raftsundet, con la sua famosa diramazione Trollfjord. Meritano una visita anche il museo vichingo di Borg e quello che rende omaggio al baccalà sull’isola di Å.
Le isole Lofoten e sua maestà stoccafissoUn filo spesso lega l’Italia alle isole Lofoten. Una sorta di capitale dello stoccafisso, il merluzzo artico essiccato. Lo skrei – così si chiama in [...]
Un filo spesso lega l’Italia alle isole Lofoten. Una sorta di capitale dello stoccafisso, il merluzzo artico essiccato. Lo skrei – così si chiama in lingua norvegese – viene venduto infatti prevalentemente in Italia. I dati riferiti al 2009 indicano che nella penisola sono state acquistate quasi 3mila delle 3.600 tonnellate prodotte.
Lo stoccafisso, da non confondere col baccalà perché laddove il primo è merluzzo essiccato, l’altro è salato. Cibo popolare che la creatività italiana ha nobilitato, il pesce della gente dell’entroterra che lungo tutto lo stivale ha trovato mille e una maniera per farne un piatto da re. All’anconetana, alla veneziana, alla vicentina e spingendoci a sud le frittelle di stoccafisso, immancabili sulle tavole campane della vigilia di Natale. Piatti antichi che proprio da questi lembi di terra nel bel mezzo del mare del Nord hanno origine.
I legami fra lo Stivale e le Lofoten affondano nella notte dei tempi, e si legano innanzitutto alla figura del mercante veneziano Pietro Querini che nel 1432 vi sarebbe giunto spinto da una tempesta: a testimonianza dell’episodio, venne eretto un monumento che fa ancora bella mostra di sé. Il navigatore veneto diffuse poi nel continente notizie sulla fauna e sulla flora di quest’area, oltre che sulla pratica locale dell’essiccazione del merluzzo che avrebbe poi avuto grande fortuna in Italia, e specialmente nel territorio da cui proveniva lo stesso Querini.
Nel mar di Norvegia è nel mese di febbraio che folti banchi di merluzzi cominciano a filare spediti un paio di metri sopra ai fondali marini. Un volta pescati i pesci vengono puliti e appesi su rastrelliere in legno.
Lì il tempo e il clima cominciano a fare il loro lavoro, il merluzzo perde lentamente i suoi succhi e prima che l’estate porti gli insetti e le relative larve, siamo ormai tra maggio e giugno, l’operazione di essiccatura si completa. A questo punto interviene l’uomo, ma solo per separare le varie tipologie di skrei in una ventina di qualità differenti e spedire la merce nei quattro angoli del pianeta. E come capita per tutte le produzioni tipiche, ad ogni latitutide, lo stoccafisso delle Lofoten resta ineguagliato, malgrado i “numerosi tentativi d’imitazione”, non ultimi quelli messi in atto dagli islandesi. Questione di microclima.
La temperatura delle isole norvegesi risente infatti della corrente del Golfo e la colonnina di mercurio, anche se le isole si estendono oltre la demarcazione del circolo polare artico, non scende mai, mediamente, sotto i sette gradi sotto lo zero. Nel 2009 la temperatura più bassa registrata è stata di -13. Ma a inizio agosto era superiore ai 26°.
Insomma, condizioni che non solo fanno bene allo stoccafisso ma anche al turista che via mare o prendeno a nolo una macchina con ruote chiodate ha la possibilità di osservare luoghi di una bellezza spettacolare tra montagne che finiscono in mare, giganteschi animali marini, e aurore boreali. (info: www.visitnorway.com/en/Stories/Norway/North/Lofoten/)